Architettura

Il Padiglione tedesco all’Esposizione Universale di Barcellona del 1929 / Mies van der Rohe

Mies van der Rohe, padiglione Barcellona
Il Padiglione tedesco all’Esposizione Universale di Barcellona del 1929 / Mies van der Rohe è stato modificato: 2024-05-20 di Maria Chiara Paccara

Ad un occhio poco esperto, come può essere quello di un casuale turista, e già colmo delle tante meraviglie presenti nella città di Barcellona, il piccolo Padiglione di Mies potrebbe rimanere inosservato.

Situato in uno dei luoghi più belli di questa città, fatto di grandi spazi aperti, di verde ed ampie strutture sportive, il quartiere Montjuic, trovarsi di fronte a questo piccolo e squadrato padiglione può sorprendere.

Ma se ci si addentra nel suo vero significato il Padiglione che Ludwig Mies van der Rohe costruì per l’Esposizione Universale tenutasi nella città spagnola nel 1929, è la terza tra le opere più emblematiche del codice-stile razionalista, dopo il Bauhaus e Villa Savoye.

Mies van der Rohe, padiglione Barcellona

Quello che ci appare di fronte è un rifacimento del 1983, in quanto l’originale fu smontato l’anno successivo.

E’ composto da:

un basamento di travertino alto 1,20m che contiene in un angolo una vasca d’acqua rettangolare, dove si rispecchiano le altri parti dell’edificio e da spessore al basamento nel quale risulta come “scavata”;

Mies van der Rohe, padiglione Barcellona
Mies van der Rohe, padiglione Barcellona
Mies van der Rohe, padiglione Barcellona

un muro lastra con una panchina addossata, il quale regge virtualmente e collega i piani di copertura delle zone coperte del Padiglione, formando anche un setto di separazione fra gli spazi interni ed esterni di esso;

Mies van der Rohe, padiglione Barcellona
Mies van der Rohe, padiglione Barcellona

otto montanti cromati a sezione cruciforme reggono il solaio in cemento armato che copre la vera e propria zona di esposizione, il cui ambiente interno è articolato con altre lastre di muratura o con pannelli di vetro e metallo;

Mies van der Rohe, padiglione Barcellona
Mies van der Rohe, padiglione Barcellona

una seconda più piccola vasca d’acqua, dalla quale sorge una scultura figurativa di George Kolbe, è sistemata sul lato più breve della costruzione ed è contenuta dentro un patio, circondata su tre lati da muri rivestiti di onice, che formano, all’esterno, non più un gioco di lastre ma un volume chiuso;

Mies van der Rohe, padiglione Barcellona
Mies van der Rohe, padiglione Barcellona
Mies van der Rohe, padiglione Barcellona

un altro volume simile, nel lato opposto, circonda parzialmente la vasca grande, delimita l’altro lato breve dell’edificio e recinta sempre con andamento irregolare, il reparto contenente due vani per uffici ed i servizi. Un solaio sovrastante questa seconda zona coperta è sorretto dal muro suddetto e da quello parallelo alla piscina.

Mies van der Rohe, padiglione Barcellona

La sua importanza è stata quella di introdurre significative innovazioni, come la “pianta libera” e “spazi fluenti”, ma soprattutto come quest’opera sia legata alla sua storicità e sintetizzi molti aspetti linguisti del Movimento Moderno: l’avanguardia e la tradizione. Infatti la sua descrizione ci fa capire quanto questa opera debba al codice stile del neoplastico da una parte, per gli slittamenti, compenetrazioni e scomposizione del volume in piani e dal classico che ritroviamo nei lati brevi del Padiglione dove questo viene chiuso da murature che creano dei volumi e non più scomposizioni tipiche della poetica del De Stijl, dalla scultura di Kolbe e dal purismo di matrice Le Corbuseriana, infatti l’opera è di estrema semplicità, siamo nella logica dell’unica decorazione ammessa da Loos, quella derivante dalla natura del materiale.

Mies van der Rohe, padiglione Barcellona
Mies van der Rohe, padiglione Barcellona
Mies van der Rohe, padiglione Barcellona
Mies van der Rohe, padiglione Barcellona

In sintesi si può dire che l’importanza di quest’opera risiede proprio nel rapporto tra perimetro ed area, tra la geometria e la natura organica dei materiali, tra neoplasticismo e classicità.

Mies van der Rohe, padiglione Barcellona

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