Oggi, alla luce delle sperimentazioni già avviate, in Italia, come anche all’estero, il concetto di Smart City fa quasi sempre rima con sostenibilità ambientale ed impiego diffuso delle tecnologie dell’informazione, della comunicazione, della mobilità e dell’efficienza energetica al fine di migliorare la qualità della vita comune e ridurre gli sprechi negli ambiti più disparati.
Le città, però, tra loro sono diverse … la loro forma, il loro aspetto è una straordinaria occasione per una forte caratterizzazione identitaria e può diventare il laboratorio dove sperimentare le tecnologie e le soluzioni più avanzate. Non solo, dunque, efficienza energetica, riduzione dell’inquinamento o mobilità sostenibile.
Zo_Loft propone una nuova declinazione del concetto di “città intelligente”, attraverso una risposta ecologico-adattiva al complesso tema dei mutamenti climatici. La riflessione interessa le problematiche ambientali, più specificamente quelle legate all’incapacità delle città del XXI secolo di rispondere in maniera adeguata alle sollecitazioni, spesso estreme del clima. Alla luce dei tanti casi in cui la tecnologia ha mostrato solo parziale affidabilità, la reazione di tali sistemi a fenomeni calamitosi anche inattesi, dovrà essere anticipata. Questa nuova forma di intelligenza sottende l’immagine di una città che reagisce alle sollecitazioni climatiche, per forma e struttura, dunque per morfologia. La riqualificazione di aree critiche, soggette ad allagamenti, inondazioni o esondazioni di corsi d’acqua, dovrà interpretare la “nuova geografia del rischio”, come traccia per la costruzione di una “nuova cultura del rischio” e di nuovo paesaggio attivo, capaci di reagire agli eventi estremi, mutando verso nuovi significati formali e funzionali.
Le strategie di mitigazione, atte alla riduzione delle emissioni climalteranti, non saranno infatti sufficienti ad impedire il verificarsi di eventi climatici estremi. Le città del futuro dovranno adattarsi ai cambiamenti climatici, introiettando una ‘nuova geografia del rischio’ come occasione di progetto da leggere in filigrana e da tradurre in nuove forme flessibili dello spazio. Si ipotizzano possibili città adattive: la città del vento, la città del sole e la città d’acqua, resilienti non solo attraverso nuove tecnologie, ma soprattutto per morfologie urbane sostenibili, dunque una nuova forma d’intelligenza urbana. Infine si ipotizza un nuovo strumento di controllo per le smart city: il PRD (Priority Rating Diagram) attraverso la quale è possibile misurare le priorità urbane, la qualità del progetto e la capacità di rispondere ai nuovi rischi climatici.
“Non sarà l’intelligenza delle macchine o l’automazione dei processi che – da sola – salverà le nostre città ma l’antica sapienza – mista di ingegno e astuzia – che ha consentito a eroi “mediterranei “ come Ulisse di risolvere problemi quasi al di fuori della portata dell’uomo come sono quelli che le città ci porranno nel futuro prossimo.” (Andrea Granelli)