Roberto Giacomucci, dopo essersi messo alla prova in diversi esperimenti progettuali, sfida il mondo del termoarredo, affrontandolo a suon di cemento.
Il designer anconetano è conosciuto per il suo stile ironico, per i suoi oggetti smart, per il suo concetto di innovazione, appannaggio non solo di aziende che possono contare su ingenti risorse economiche, ma motore di menti capaci di vedere il futuro nella semplicità dell’intuizione “geniale”.
Coglie la sua sfida il marchio CONCRETELAB, dando vita, con piena fiducia, agli schizzi, alle bozze e ai render di Giacomucci.
ConcreteLab è un marchio di IMC, azienda con esperienza decennale nella sperimentazione sul cemento. Perché proprio loro quindi per realizzare un termosifone e non affidarsi ai produttori della classica ghisa? Sta qui l’innovazione proposta dall’architetto.
“Ho fatto diverse ricerche sui materiali e mi sono reso conto delle forti potenzialità del cemento, soprattutto applicato al riscaldamento”.
Il cemento infatti risulta prestarsi perfettamente a questa funzione: emette calore radiante, diffondendo in orizzontale la temperatura senza disperderla e, fatto ancora più importante, risulta essere una mistura naturale in grado di rendere gradevole e benefica l’aria che respiriamo. Il cemento è infatti in grado di evitare la produzione di polveri, mantenendo l’ambiente salubre e adatto anche ad allergici, asmatici, bambini e anziani.
“Alla ConcreteLab abbiamo fatto degli esperimenti, neanche io mi aspettavo questi risultati. Semplicemente, il calorifero di cemento ti fa sentire bene, è una sensazione che si prova e che a parole è difficile da spiegare.”
Il materiale stesso è frutto del riciclaggio e perciò, oltre ad avere una formula speciale del tutto naturale (composto da acqua, sabbia e ghiaia), è anche ecologico. Non si ha bisogno di avere temperature molto alte per riscaldare e il calore viene mantenuto più a lungo rispetto ad un termosifone standard, quindi si evita un dispendio eccessivo di energia e garantisce un risparmio notevole dei consumi.
L’innovazione estetica invece passa per le forme che l’architetto ha scelto per i suoi caloriferi, dividendoli in 3 tipi di modelli: basici, scultorei e funzionali.
Ai primi afferiscono i termosifoni lineari, semplici e monolitici.
Gli scultorei sono i più lavorati, dalle forme più estrose, con materiali effetto pietra, dotati di fini accorgimenti che fanno sì che diventino dei veri e propri complementi d’arredo.
Infine i funzionali: la già citata indole smart di Giacomucci non ha resistito ad affidare ad alcuni modelli anche alcune precise funzioni, dotando i termosifoni di capacità aggiuntive a quella del riscaldamento. Nascono così termosifoni con portabiancheria, con mensole portaoggetti e con scaldamani.
Tutti i modelli sono disponibili in diversi colori e le finiture, vere e proprie espressioni di matericità, sono frutto di lavorazioni semiartigianali, rintracciabili nella cura dei dettagli che non ne impediscono, ad ogni modo, la replicabilità a livello industriale.