Ciò che ho chiamato Renderissement è l’arte di creare immagini pittoriche con l’ausilio esclusivo dei software di modellazione/rendering 3D.
Questi software comunemente utilizzati in architettura e design per la restituzione foto-realistica degli oggetti nel nostro caso viene usato per la realizzazione di visioni foto-irrealistiche.
Un utilizzo invertito, giocoso e vezzoso.
Ma contrariamente a quanto si possa credere, l’arte che ne deriva è molto più vicina alla pittura classica che a quella digitale. Come la pittura classica infatti è figurativa, richiede lo studio dei corpi, della geometria e delle proporzioni.
L’artista è costretto a comprendere e disegnare l’oggetto nelle sue tre dimensioni, quindi in un certo senso lo scolpisce, studia e posiziona le luci, lo sfondo e l’ambiente che lo circonda.
Questa è la parte più complessa, tecnica e calcolata dell’atto creativo e non è quella in cui il software maggiormente ti aiuta.
Ciò in cui il software risulta, infatti, insostituibile è nella sua facilità a farti commettere l’errore imprevisto.
Un nuovo proverbio recita che sbagliando s’inventa (Gianni Rodari, Grammatica della fantasia) ed è proprio dell’errore, in tutte le sue eccezioni, che si nutre quest’arte; dell’oggetto perfetto nel posto sbagliato, dei riflessi di luce incoerenti, dell’accostamento di due oggetti incompatibili, dei materiali fuorvianti, insomma di una gamma inesauribile di errori da commettere o scoprire.
L’arte sta poi nell’ingegnarsi a condurre il software all’effetto equivoco voluto e noto, in un certo senso familiare, distintivo, o nello sperimentare nuovi refusi ottici e perseguirli.
Nasce, a volerlo coniare, una sorta di iperrealismo industriale, surreale e digitale, una transizione tra il design e l’arte.
“Il cammino diplomatico d’oggi”
È possibile trovare la diplomazia nei libri.
È possibile trovare la diplomazia sulla carta.
È possibile trovare la diplomazia si stringono la mano.
È possibile trovare la diplomazia di fronte al cibo.
In una telefonata. Lo si può trovare nelle canzoni.
È possibile trovare la diplomazia nella vostra mente.
Dove non è possibile trovare la diplomazia è in un campo profughi.
O in una fossa comune.
Incoerentemente: si dovrebbe.
(testo specifico di Andrea Milluzzi, reporter dall’Iran e Iraq, text editor dell’International Festival Cortona On The Move)
La diplomazia d’oggi rappresentata come un carro armato ridicolo e male attrezzato a muoversi, come costretto a camminare sui gusci d’uovo.