Quando si arriva davanti ad un edificio, si è portati ad entrarvi. Quando si arriva davanti alla California Academy of Sciences, invece, non si vede l’ora di salire sul tetto. Un grandissimo tetto verde da 50 mila metri quadri. Il progetto è dell’architetto italiano Renzo Piano che ha riempito il tetto del museo di scienze naturali di graminacee che cambiano aspetto in ogni stagione, catturano l’umidità facendone buon uso e, a differenza delle piante comunemente diffuse a San Francisco, non le rubano l’acqua di falda.
L’andamento sinuoso della copertura è dovuto al fatto che si adatta alle esigenze degli ambienti sottostanti: in corrispondenza della foresta vergine, il tetto si solleva per rispettare l’altezza degli alberi, si abbassa invece dove c’è la piazza per rialzarsi sul planetarium più grande d’America. Non solo un capriccio progettuale ma una scelta dettata da motivazioni climatiche: il sollevarsi del tetto determina infatti un accumulo del calore nelle zone più alte, calore che poi può essere espulso dalle apposite bocchette nei mesi estivi. Nessun impianto di climatizzazione per questo edificio che, in quanto museo di scienze naturali, non potrebbe non rispettare il nostro pianeta. Circondano il tetto verde, che ha la funzione di isolare termicamente l’interno, 55 mila celle fotovoltaiche multi cristalline, le più efficienti sul mercato.
Ma per questo che è stato definito il museo più sostenibile del mondo, le scelte sostenibili non finiscono qui! Basti pensare che per la costruzione del museo, sono stati impiegate 120 tonnellate di materiale risultante dalla demolizione della vecchia Academy, che il 100% dell’acciaio usato è riciclato, che l’illuminazione naturale è garantita nel 90% degli ambienti e che il tetta verde consente il recupero dell’acqua piovana e un risparmio di circa 13 milioni di litri all’anno. Sempre a proposito di acqua, quella necessaria per l’acquario, viene prelevata dall’Oceano Pacifico riducendo così al minimo l’utilizzo di acqua potabile. Per quanto riguarda l’isolamento termico, esso è costituito per l’85% da scarti di lavorazioni industriali, tra cui blue jeans riciclati e cotone.
Tutte le scelte in chiave sostenibile sono state fatte, come ha dichiarato lo stesso Renzo Piano in occasione della cerimonia di inaugurazione, per regalare alle generazioni future uno strumento attraverso cui dare alla Terra tutto l’aiuto di cui ha bisogno.
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