La duplice collaborazione nasce dalla recondita esigenza umana di concepire l’arte dall’esterno verso l’interno, dal primitivo all’astrattivo. Il mero giudizio del vestito, che rimane staccato dal contenuto, può diventare
G-Design® @ CLOS Winebar “Cent’Anni Futuristi” – Exhibition
Per festeggiare il centenario del manifesto futurista proclamato nel 1909 da F. T. Marinetti, il modo più adeguato per riconoscere a quella generazione d’innovatori, la patria potestà del più poliedrico
Marcello Ghirardi – G-Design® / L’architetto e la sua condizione
Consideriamo a priori l’architettura come un’arte di nicchia e la figura dell’architetto come un artista frivolo che realizza le proprie suggestioni progettuali indipendentemente dal metro di giudizio esterno.
A questa prima superficiale lettura si desume che l’architettura non è altro che edilizia e che l’architetto è una sorta di pittore che dipinge l’edilizia su di uno sfondo neutro, cioè incondizionato dalle preesistenze.
Immaginate di avere di fronte a voi, un architetto, che per realizzare un progetto, dipinge su di una tela ancora intonsa. Con occhio indiscreto non osate domandare cosa stia facendo, un’artista non va disturbato mentre lavora; così attendete che l’opera sia compiuta. Terminato il lavoro l’artista con profondo orgoglio vi mostra il progetto: forme e sagome che voi non capite ma che, per l’architetto, rappresentano una visione bella e diversa, proprio quella diversità che ammiccandovi, intriga il destinatario dell’opera.
L’architettura però non è questo, non si cela dietro a forme suggerite da una bellezza autoreferenziale.